Modigliani in mostra a Pisa. Anzi Pisa scippa Modì a Livorno.
Il presidente della Fondazione Palazzo Blu, Cosimo Bracci Torsi, rivela in anteprima l'autunno pisano che, dopo il successo nazionale della mostra di Andy Warhol, riuscirà, il prossimo autunno, ad ospitare lungarno una mostra dedicata a Modigliani.
Si presenta come una delle mostre più importanti degli ultimi anni, mentre Livorno pensa a dedicare al pittore maudit un museo sulle false teste che hanno portato Livorno alla "gloria" mondiale nel 1984. (vedi articolo sulle false teste di Modì)
Trent'anni dopo Pisa scippa Modì a Livorno.
Racconta il presidente Cosimo Bracci Torsi: «Stiamo lavorando con il Beaubourg, che invierà a Pisa opere della sua collezione. In mostra ci saranno anche molti dipinti provenienti da collezioni private».
Il commento de Il Tirreno la dice lunga chiudendo la notizia con una didascalia fin troppo lungimirante: "Una mostra costosa che segue quelle fortunatissime dedicate a grandi artisti del Novecento. Ai cugini-rivali di Livorno - che non sono mai riusciti a rendergli omaggio come si deve - non resterà che andare a Pisa a se vorranno ammirare le opere del loro figlio più illustre".
Come dire, sembra di rileggere "Modigliani - Maledetto dai livornesi" di Aldo Santini che, sempre nel 1984, scriveva: "Perché maledetto dai livornesi? Modigliani non è entrato nella leggenda come pittore "maudit" in Francia? Livornese di nascita, il grande Modì non è stato rivelato a se stesso e al mondo da Parigi? La sua maledizione non è parigina? I livornesi cosa c'entrano?
Ora che l'Italia e Livorno assumono il pittore dei colli lunghi nel pantheon delle loro glorie, e sbandierano addirittura uno dei suoi personaggi sui francobolli, sentiamo l'esigenza di dire tutta la verità sui rapporti tra Modigliani e il suo paese. Sulla disistima che Livorno ha ostentato troppo a lungo per Modigliani, da vivo e soprattutto da morto. È giunta l'ora di spiegare che Modigliani è diventato Modì a Parigi, e non avrebbe potuto diventarlo altrove. Che nella sua Livorno dove apprese l'abbiccì della pittura tra i post-post-macchiaioli, nessuno gli credette, nessuno lo prese sul serio.
In questa sua "invettiva", Aldo Santini afferma che se Modigliani fu maledetto, la maledizione gli piovve sul capo da Livorno e dai livornesi incapaci di apprezzarlo e di capirlo. Dalla sua terra che lo spinse a emigrare perché soffocava il suo spirito innovatore. Dal suo paese arretrato e incolto: così arretrato che poco dopo cadde sotto il fascismo".
Il presidente della Fondazione Palazzo Blu, Cosimo Bracci Torsi, rivela in anteprima l'autunno pisano che, dopo il successo nazionale della mostra di Andy Warhol, riuscirà, il prossimo autunno, ad ospitare lungarno una mostra dedicata a Modigliani.
Si presenta come una delle mostre più importanti degli ultimi anni, mentre Livorno pensa a dedicare al pittore maudit un museo sulle false teste che hanno portato Livorno alla "gloria" mondiale nel 1984. (vedi articolo sulle false teste di Modì)
Trent'anni dopo Pisa scippa Modì a Livorno.
Racconta il presidente Cosimo Bracci Torsi: «Stiamo lavorando con il Beaubourg, che invierà a Pisa opere della sua collezione. In mostra ci saranno anche molti dipinti provenienti da collezioni private».
Il commento de Il Tirreno la dice lunga chiudendo la notizia con una didascalia fin troppo lungimirante: "Una mostra costosa che segue quelle fortunatissime dedicate a grandi artisti del Novecento. Ai cugini-rivali di Livorno - che non sono mai riusciti a rendergli omaggio come si deve - non resterà che andare a Pisa a se vorranno ammirare le opere del loro figlio più illustre".
Come dire, sembra di rileggere "Modigliani - Maledetto dai livornesi" di Aldo Santini che, sempre nel 1984, scriveva: "Perché maledetto dai livornesi? Modigliani non è entrato nella leggenda come pittore "maudit" in Francia? Livornese di nascita, il grande Modì non è stato rivelato a se stesso e al mondo da Parigi? La sua maledizione non è parigina? I livornesi cosa c'entrano?
Ora che l'Italia e Livorno assumono il pittore dei colli lunghi nel pantheon delle loro glorie, e sbandierano addirittura uno dei suoi personaggi sui francobolli, sentiamo l'esigenza di dire tutta la verità sui rapporti tra Modigliani e il suo paese. Sulla disistima che Livorno ha ostentato troppo a lungo per Modigliani, da vivo e soprattutto da morto. È giunta l'ora di spiegare che Modigliani è diventato Modì a Parigi, e non avrebbe potuto diventarlo altrove. Che nella sua Livorno dove apprese l'abbiccì della pittura tra i post-post-macchiaioli, nessuno gli credette, nessuno lo prese sul serio.
In questa sua "invettiva", Aldo Santini afferma che se Modigliani fu maledetto, la maledizione gli piovve sul capo da Livorno e dai livornesi incapaci di apprezzarlo e di capirlo. Dalla sua terra che lo spinse a emigrare perché soffocava il suo spirito innovatore. Dal suo paese arretrato e incolto: così arretrato che poco dopo cadde sotto il fascismo".
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