La storia dovrebbe insegnare alle aziende italiane, più di qualsiasi ricerca di marketing, che la Cina non si improvvisa. Anzi è esattamente il contrario.
Anche perché il 2012 è stato per Marco Galluzzi, l'ideatore della linea di moda MG, l'anno della grande svolta. Gli imprenditori cinesi che hanno deciso di scommettere su di lui con un progetto da un milione di euro come investimento di partenza.
30 punti vendita interamente dedicati alle sue collezioni e si dice già di 500 negozi in franchising.
Perché Marco Galluzzi ha avuto così tanto successo in uno dei paesi dove in teoria nessuno crede di poter fare affari se non nativo?
Partito da un paesino in provincia di Pisa per lavoro, dopo essersi diplomato alla scuola di moda di Empoli, era stato assunto come addetto al controllo produzione per i vari brand di grido italiani che vengono prodotti e confezionati in Cina.
Era il 2000 e Marco Galluzzi "viveva" nelle fabbriche, seguendo gli operai, dove controllava le varie fasi delle lavorazioni.
Dopo sei anni di duro lavoro, capite le dimamiche produttive ed aziendali è stato nominato responsabile delle produzioni per l'Asia, iniziando a lavorare fianco a fianco con i più famosi stilisti.
Più che altro è riuscito, intelligentemente, a capire la mentalità dei cinesi, tanto che oggi MG, è stato dichiarato dalla stampa specializzata “miglior nuova proposta per la moda giovane”.
A tutto ciò è arrivato grazie alla sua caparbietà, la caparbietà di un quarantenne toscano il quale ha passato un anno e mezzo a girare con la sua vespa elettrica per Shanghai (ha fatto 4.700 chilometri su e giù), a cercare di capire cosa indossano le ragazze, a quale prezzo, con quali colori.
Poi, come dicevamo, durante il bejing Chic, una fiera di moda (siamo nel 2011, ndr) capisce che i suoi modelli, in misto tra gusto italiano e contaminazioni cinesi, incontrano il gusto dei visitatori e soprattutto degli addetti ai lavori.
I potenziali investitori gli offrono l'aiuto di una modella, Rita, una bella ragazza cinese, e i suoi modelli iniziano a prendere vita. La decisione di puntare su di lui è fatta. "Faremo conoscere gli abiti di Marco in tutta la Cina" ha affermato mister Yan, magnate della moda orientale.
Tutto questo per dire come la storia dovrebbe insegnare, soprattutto alle aziende italiane che se si vuole conquistare la Cina bisogna in primis conoscerla.
Anche perché Marco non finirà mai di ripetere: "Spesso italiani che lavorano in aziende di moda mi invitano fuori a bere qualcosa e mi chiedono una lista di contatti. Ci ho messo dieci anni a costruirli. E loro vorrebbero pagarmeli con una birra".
Anche perché il 2012 è stato per Marco Galluzzi, l'ideatore della linea di moda MG, l'anno della grande svolta. Gli imprenditori cinesi che hanno deciso di scommettere su di lui con un progetto da un milione di euro come investimento di partenza.
30 punti vendita interamente dedicati alle sue collezioni e si dice già di 500 negozi in franchising.
Perché Marco Galluzzi ha avuto così tanto successo in uno dei paesi dove in teoria nessuno crede di poter fare affari se non nativo?
Partito da un paesino in provincia di Pisa per lavoro, dopo essersi diplomato alla scuola di moda di Empoli, era stato assunto come addetto al controllo produzione per i vari brand di grido italiani che vengono prodotti e confezionati in Cina.
Era il 2000 e Marco Galluzzi "viveva" nelle fabbriche, seguendo gli operai, dove controllava le varie fasi delle lavorazioni.
Dopo sei anni di duro lavoro, capite le dimamiche produttive ed aziendali è stato nominato responsabile delle produzioni per l'Asia, iniziando a lavorare fianco a fianco con i più famosi stilisti.
Più che altro è riuscito, intelligentemente, a capire la mentalità dei cinesi, tanto che oggi MG, è stato dichiarato dalla stampa specializzata “miglior nuova proposta per la moda giovane”.
A tutto ciò è arrivato grazie alla sua caparbietà, la caparbietà di un quarantenne toscano il quale ha passato un anno e mezzo a girare con la sua vespa elettrica per Shanghai (ha fatto 4.700 chilometri su e giù), a cercare di capire cosa indossano le ragazze, a quale prezzo, con quali colori.
Poi, come dicevamo, durante il bejing Chic, una fiera di moda (siamo nel 2011, ndr) capisce che i suoi modelli, in misto tra gusto italiano e contaminazioni cinesi, incontrano il gusto dei visitatori e soprattutto degli addetti ai lavori.
I potenziali investitori gli offrono l'aiuto di una modella, Rita, una bella ragazza cinese, e i suoi modelli iniziano a prendere vita. La decisione di puntare su di lui è fatta. "Faremo conoscere gli abiti di Marco in tutta la Cina" ha affermato mister Yan, magnate della moda orientale.
Tutto questo per dire come la storia dovrebbe insegnare, soprattutto alle aziende italiane che se si vuole conquistare la Cina bisogna in primis conoscerla.
Anche perché Marco non finirà mai di ripetere: "Spesso italiani che lavorano in aziende di moda mi invitano fuori a bere qualcosa e mi chiedono una lista di contatti. Ci ho messo dieci anni a costruirli. E loro vorrebbero pagarmeli con una birra".
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