C'è poco da dire: all'unanimità la commissione affari costituzionali del Senato ha deciso che la riforma sulle Province non verrà mai attuata.
Deluso il ministro per la P.A. Filippo Patroni Griffi: "Il governo
ha fatto ciò che doveva fare, ma la situazione non si poteva sbrogliare
come del resto hanno confermato questa sera i capigruppo in
Commissione", ha spiegato all'uscita dalla Commissione. "Il governo ha
fatto insieme al Parlamento un buon lavoro fino alla spending review -
ha riconosciuto il ministro - ma poi si sono imposti alcuni 'giochi' in
Parlamento".
Alla fine l'eccesso di emendamenti e i tempi stretti imposti dalla
crisi di governo hanno affossato il riordino delle Province. Di questo
hanno preso atto i senatori della Commissione Affari Costituzionali del
Senato, dopo una riunione 'notturna' iniziata dopo le 20.30, a cui hanno
preso parte anche il ministro per la P.A. Filippo Patroni Griffi e il
suo collega per i Rapporti col Parlamento Piero Giarda.
Deluso il presidente dell'Upi Antonio Saitta, secondo il quale
sulla mancata conversione del decreto 188 hanno pesato i localismi e
"chi vuole conservare così com'é l'organizzazione attuale dello Stato".
Con le idee chiare i relatori: se per Enzo Bianco (Pd) ha pesato
"il cambiamento dello scenario politico", per Filippo Saltamartini (Pdl)
ci sono state "troppe complicità e tanti interessi provenienti dai
territori", ma poi ha osservato che "le Province vanno abolite tutte,
operando sull'articolo 114 della Costituzione, assegnando le loro
funzioni a Regioni e Comuni".
Anche Mauro Marino del Pd punta il dito sulla "laboriosa
ridefinizione dei collegi e sull'instabilità della situazione politica".
Ma il più deluso di tutti è apparso alla fine il presidente dell'Upi
Antonio Saitta, che accusa "i localismi e chi vuole conservare così
com'é l'organizzazione attuale dello Stato".
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