sabato 3 novembre 2012

L'autunno più caldo per la Toscana che non lavora più


Ultima in ordine di tempo, anche se purtroppo non sarà l'ultima della lista è la rinomata pelletteria Braccialini che  ha annunciato, proprio pochi giorni fa, 77 esuberi sui 191 addetti della sede di Scandicci (Firenze).

La lista delle società ed imprese che fanno conti con la crisi si allunga sempre di più e la Toscana è una delle regioni che più ne risente.  Aziende che definire storiche è riduttivo, come la siderurgica Lucchini di Piombino (Livorno), che da mesi si trova sull’orlo del baratro o come la farmaceutica Menarini di Firenze leader della produzione farmaceutica, che ha annunciato meno di un mese fa mille esuberi, frutto, accusa l’azienda, di un provvedimento che impone ai medici di famiglia di scrivere sulla ricetta il nome del principio attivo anziché quello commerciale del prodotto.

Riccardo Cerza, segretario generale della Cisl Toscana, non si meraviglia, anzi: “Questo ottobre è il risultato di una tendenza che va avanti dall’inizio dell’anno con i dati record di questi giorni sulla disoccupazione che confermano la fotografia di un territorio in crisi: prima l’Nca e la Eaton di Massa, poi la Breda, ora la Lucchini e le altre. Le imprese toscane, anche quelle grandi, stanno combattendo contro la crisi. E tutto gira intorno all’indotto: migliaia di lavoratori in cassa integrazione rischiano di essere un punto di non ritorno”.

Secondo Cerza, la ricetta per uscire dalla crisi consiste nel puntare sul manifatturiero di qualità. “Bisogna mettere in sinergia aziende, enti locali, università e parti sociali. Vere politiche concertative e produzione di alto livello possono aiutare l’export regionale e di conseguenza l’indotto”.
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