"E' come cercare un ago in un pagliaio", riferisce la Capitaneria di
porto di Livorno. Non vi è al momento in Italia una strumentazione che
possa fare il "miracolo", per due motivi:
Il primo perché dovrebbero essere in un punto in cui il fondale si inabissa anche per 900 o metri di profondità.
Il secondo perché per ritrovare i bidoni è stata utilizzato anche un robot Rov
(realizzato in Italia) in grado di individuare la presenza di sacchetti o
fusti tossici fino ad una profondità di 430 metri ed è la prima volta al
mondo che si tenta un recupero di carico a una profondità così elevata.
Quindi i 71 fusti tossici dispersi nel mare della Toscana "sono introvabili, resteranno lì"
Per la cronaca ricordiamo che in un punto dell’Arcipelago Toscano non troppo definito nel lontano 17 dicembre 2011, a circa 600 metri di profondità, 198 fusti tossici (di 226 bidoni provenienti dal polo petrolchimico di Priolo Gargallo, in provincia di Siracusa e diretti a Genova) vennero persi dalla portacontainer Venezia della Grimaldi Lines.
A dare la notizia (avvolta per mesi nel mistero) fu la redazione di Cecina de Il Tirreno che “intercettò” alcune circolari dei Comuni della zona. Questo nonostante i fax inviati il giorno dell’accaduto (il 17 dicembre) dalla Capitaneria al Comune di Livorno e alle istituzioni regionali e nazionali.
Intanto è stato costituito anche un comitato. 4mila le firme raccolte ad oggi da “Togliete quei bidoni”. “Non è giusto che il mare sia un ricettacolo di immondizia. L’Arcipelago Toscano è un parco marino, ci sono balene e delfini. Sarebbe opportuno che i cargo girassero un po’ più al largo” auspica Fabio Canaccini che insieme ad altre persone ha raccolto le firme e creato il comitato.
“Siamo una rappresentanza della cittadinanza attiva – spiega Solimano – abbiamo raggiunto un obiettivo importante: i controlli sulla salute delle acque marine continueranno per altri tre anni", e tutte le spese saranno a carico della Grimaldi Lines .
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