martedì 15 gennaio 2013

Sentenza di Livorno: equiparata la diffamazione su Facebook a quella tramite mezzo stampa. Condannata una ex dipendente.


Sentenza a dir poco storica quella emessa dal Tribunale di Livorno che ha equiparato la diffamazione su Facebook a quella tramite mezzo stampa.

Da oggi gli insulti pubblici via Facebook saranno equiparati sotto il profilo sanzionatorio alla diffamazione per mezzo stampa.

Il tutto è partito, come riporta anche il sito faceblog, in merito alla causa sollevata contro R.M., una donna ventisettenne la quale, poco dopo essere stata licenziata dal centro estetico dove lavorava, ha "ingenuamente" ricoperto di insulti il titolare e l'azienda dove lavorava, naturalmente tramite la sua pagina di Facebook, che è stata letta da molte delle sue amicizie e forse anche condivisa su altre bacheche.

L'importanza della decisione di ieri da parte del giudice ha trovato la sua equiparazione tra Facebook e la stampa tradizionale, espressa dalle motivazioni della sentenza: 

"La comunicazione con più persone alla luce del cennato carattere 'pubblico' dello spazio virtuale in cui si diffonde la manifestazione del pensiero del partecipante che entra in relazione con un numero potenzialmente indeterminato di partecipanti e quindi la conoscenza da parte di più persone e la possibile sua incontrollata diffusione".
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